Cent'anni di veleno di Alessandro Hellmann

Cent'anni di veleno di Alessandro Hellmann

Tuesday, July 03, 2007

IL FIUME RUBATO a Rocca Grimalda, Domenica 22 luglio 2007, ore 21,30

RASSEGNA TEATRO EPICO II edizione



Comunicato Stampa

Il Comune di Rocca Grimalda è lieto di presentare la seconda edizione della Rassegna di Teatro Epico, quattro Testi Epici, che parlano di uomini e società, quattro spettacoli, in scena per quattro domeniche dall’8 luglio al 5 agosto, scelti quest’anno dal Direttore Artistico Carlo Orlando.

L’evento, nato lo scorso anno (insieme a Fausto Paravidino e all’organizzatrice Lisa Raffaghello) dalla volontà di unire un pubblico teatrale e non, ha ottenuto anche quest’anno il sostegno della Compagnia di San Paolo, che ha selezionato l’iniziativa nell’ambito dell’edizione 2007 del bando Arti sceniche in Compagnia, oltre al contributo dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Alessandria.

“Non è tanto una rassegna di spettacoli quella che vorremmo proporre quest'estate” dice Carlo Orlando (autore attore regista è stato co-sceneggiatore e attore in Texas di Fausto Paravidino) “quanto più un viaggio, un lungo e speriamo piacevole cammino nel tempo, nella Storia.” E ricorda che “ il teatro altro non è che il tentativo di riunire una comunità attorno a delle storie. Intimamente, è questo il motivo che ci spinge a proporvi questi spettacoli. Riunirci, insieme a voi, intorno a questo falò fatto di miti antichi, avventure, e resistenze, per riscoprire la nostra necessità di fare e andare a teatro.”

Aprirà la rassegna domenica 8 luglio In viaggio con Berlinguer scritto e interpretato da Fabrizio Coniglio e Matteo Taranto Musica Cosma Damiano Orlando. Il ritratto di un uomo del nostro tempo attraverso tre aspetti della sua figura: ”L’Uomo Pubblico” “L’Uomo Privato” “L’Uomo Attuale”.

Domenica 15 luglio inizieranno invece gli spettacoli narramondo con Antigone di Sofocle per la regia di Carlo Orlando e Nicola Pannelli, spettacolo co-prodotto per la rassegna, vedrà impegnati in scena, oltre a Eva Cambiale nel ruolo della protagonista e Carlo Orlando in quello del Coro, Raffaella Tagliabue, Nicola Pannelli, Maurizio Lastrico, Paolo Li Volsi, Andrea Pierdicca, Elena Dragonetti, Matteo Cremon. Le scene sono di Laura Benzi.

Domenica 22 luglio si prosegue con una storia che ha come protagonista la vicina Valle Bormida Il Fiume Rubato tratto da Cent’anni di Veleno di Alessandro Hellmann (che firma anche le musiche insieme agli Yo Yo Mundi) con Andrea Pierdicca: per la prima volta si racconta l’intera storia della fabbrica ACNA dalla sua apertura, come dinamitificio alla fine dell'800, fino alla sua chiusura nel 1999 e le lotte degli abitanti della valle in difesa dell'ambiente e del fiume Bormida.

Si conclude Domenica 5 agosto con uno spettacolo dedicato alle madri di Plaza de Mayo Por la vida scritto e interpretato da Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue con musiche dal vivo Max De Aloe. La forma è quella del racconto di un viaggio, realmente avvenuto, nell’Argentina di oggi. Una corrispondenza a distanza permetterà di raccontare a due voci la doppia faccia di questo paese: l’Argentina ancora fortemente segnata dal suo recente passato e l’Argentina che, come risvegliatasi da un lungo torpore, torna a farsi sentire. A lottare. A “reaparecer”.

Gli spettacoli, ad ingresso libero, inizieranno alle ore 21,30 e si svolgeranno in Piazza 2 Agosto a Rocca Grimalda.


Organizzazione e Ufficio Stampa:
Lisa Raffaghello
cell. 333 6132594
fax 0143 468014
www.narramondo.it

Info: Comune di Rocca Grimalda
Tel. 0143 873121


Comune di Rocca Grimalda CALENDARIO RASSEGNA TEATRO EPICO II edizione
Domenica 8 luglio 2007
In viaggio con Berlinguer
Scritto e interpretato da
Fabrizio Coniglio e Matteo Taranto
Musiche di Cosma Damiano Orlando

narramondo presenta:

Domenica 15 luglio 2007
Antigone di Sofocle
con Eva Cambiale, Raffaella Tagliabue, Carlo Orlando, Nicola Pannelli,
Maurizio Lastrico, Paolo Li Volsi, Andrea Pierdicca, Elena Dragonetti, Matteo Cremon
Regia Carlo Orlando e Nicola Pannelli
Luci Giovancosimo Di Vittorio
Scene e costumi Laura Benzi
Domenica 22 luglio 2007
Il Fiume Rubato
tratto da Cent’anni di Veleno di Alessandro Hellmann
con Andrea Pierdicca
Musiche di Alessandro Hellmann e Yo Yo Mundi
Luci Federico Canibus Salvatore Magro
Regia Nicola Pannelli
Domenica 5 agosto 2007
Por la vida
Scritto e interpretato da
Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue
musiche dal vivo Max De Aloe
luci Andrea Torazza

Gli spettacoli inizieranno alle ore 21,30 in piazza 2 agosto 1980 a Rocca Grimalda
- INGRESSO LIBERO -
Direzione Artistica Carlo Orlando Organizzazione Lisa Raffaghello

con il sostegno della

con il contributo dell’Assessorato alla Cultura della Provincia di Alessandria
L’ente organizzatore
Il Comune di Rocca Grimalda lavora da anni sulla qualificazioni turistica del territorio mediante operazioni di alto livello culturale collaborando, direttamente o tramite le associazioni che hanno sede nel proprio territorio, con Università, quotidiani nazionali, associazioni e professionisti europei.
A questa attività già consolidata si aggiunga che, nell’inverno del 2005, si sono girate nel suo territorio scene del film Texas, (Fandango, presentato nella sezione orizzonti della 62° edizione della mostra del cinema di Venezia) poiché il regista, co-sceneggiatore (con Iris Fusetti e Carlo Orlando) e attore Fausto Paravidino ha scelto il suo paese natio come location per la storia raccontata. Il progetto di una rassegna teatrale nasce dalla volontà dell’assessorato alla cultura di Rocca Grimalda e del giovane autore Paravidino di non perdere possibilità di continuare a collaborare offrendo al territorio eventi di alta qualità artistica e di rilevo nazionale. La seconda edizione della Rassegna di teatro Epico è sotto la direzione Artistica di Carlo Orlando.

RASSEGNA TEATRO EPICO – II edizione

Programma Artistico

Non è tanto una rassegna di spettacoli quella che vorremmo proporre quest'estate ai gentili spettatori di Rocca Grimalda e dintorni, quanto più un viaggio, un lungo e speriamo piacevole cammino nel tempo,nella storia. La storia del teatro e la storia, perdonatemi questa brutta espressione, con la "s" maiuscola.

Partiamo dalla storia presente con uno spettacolo ospite, In Viaggio con Berlinguer scritto diretto e interpretato da Fabrizio Coniglio e Matteo Taranto il ritratto di un uomo del nostro tempo affrontando tre aspetti della sua figura: ”L’Uomo Pubblico” “L’Uomo Privato” “L’Uomo Attuale”.

Iniziano poi gli spettacoli narramondo con un classico, con quella che è stata definita "l' opera d'arte più perfetta mai concepita dallo spirito umano" Antigone di Sofocle. La tragedia antica, l'imitazione di azioni, come la definiva Aristole, che attraverso la pietà e la paura produce la purificazione di questi sentimenti. Portare in scena le ferite del tempo presente. Questo è l'obbiettivo della nostra associazione. Fino ad oggi lo abbiamo fatto attraverso la drammaturgia contemporanea e il teatro di narrazione. Ora abbiamo deciso di confrontarci con il mito e la tragedia classica. Parlare del tempo presente con la poesia antica di duemila anni. Cercheremo di farlo con uno spettacolo semplice, diretto e scarno, evitando banali attualizzazioni o fredde imitazioni di un "modello" classico. Una grande occasione per noi attori di confrontarci con quello che tanto timore chiamiamo Teatro Sacro, e per gli spettatori di assistere ad un classico del teatro di tutti i tempi riproposto senza grandi nomi e senza le traveggole di certa avanguardia. Uno spettacolo non di regia, ma di attori, che continuamente interrogano il testo e la propria necessità di testimoniare la tragedia oggi.

Il viaggio prosegue con Il fiume rubato di Alessandro Hellmann. Torniamo al teatro di narrazione, teatro epico. E' il racconto di cent'anni di veleno e di lotte: la lotta degli operai e degli abitanti della Val Bormida contro l'Acna. E' una fedele e rigorosa ricostruzione storica di uno dei più grandi disastri ambientali del nostro secolo, che ancora no si può dire conclusa.

Ultima tappa del nostro cammino è l'Argentina, di oggi e di ieri, con lo spettacolo Por la vida, un racconto a due voci di un viaggio realmente avvenuto in un paese ancora terribilmente traumatizzato dalla dittatura militare e dal recente collasso economico che, piano piano, cerca di "riapparire alla vita". Una narrazione commossa a passo di tango dedicata alle madri di piazza de Mayo, alla loro resistenza e alla loro lotta.

Una volta ho letto da qualche parte che il teatro altro non è che il tentativo di riunire una comunità attorno a delle storie. Intimamente, è questo il motivo che ci spinge a proporvi questi spettacoli.
Riunirci, insieme a voi, intorno a questo falò fatto di miti antichi, avventure, e resistenze, per riscoprire la nostra necessità di fare e andare a teatro.



Il Direttore Artistico, Carlo Orlando

Carlo Orlando è nato a Novi Ligure (AL) nel 1978, è tra i soci fondatori narramondo. Frequenta la scuola di recitazione dello Stabile di Genova e completa la sua formazione partecipando a diversi laboratori tra cui un seminario sul metodo Stanislavskji tenuto da Geraldine Baron.
Lavora con diversi teatri: Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile di Bolzano, e con diversi registi tra cui Valerio Binasco (Il Gabbiano, 2002), Fausto Paravidino (Natura morta in un fosso, 2003), Giampiero Rappa (Gabriele, dal 2002). Per La radio (il terzo orecchio i teatri alla radio di Mario Martone, rai radio3) Messaggi di Fausto Paravidino.
Per il cinema con Cristina Comencini in Carlo Giuliani Ragazzo, con G. Chiesa Sono stati loro, 48 ore a Novi Ligure, ha scritto e interpretato, insieme a Fausto Paravidino e Iris Fusetti Texas, regia di F. Paravidino Fandango 2005, presentato nella sezione Orizzonti alla 62° edizione della mostra del cinema di Venezia.
Nel 2006 è aiuto Regia nel Riccardo III di Filippo Dini. Come autore debutta allo stabile di Genova con Di eroi, di spie e altri fantasmi (stagione 05/06). Con Narramondo è La tana della Iena (al sesto anno di tournèe) Quattro ore a Chatila di J. Genet e debutta alla regia in Cry baby di Giulio Salierno con Eva Cambiale segnalato al premio tuttoteatro.com Dante Cappelletti 05.
In viaggio con Enrico
scritto diretto e interpretato da
Matteo Taranto e Fabrizio Coniglio
musiche dal vivo eseguite da
Cosma Damiano Orlando
"Non ho seguito, e questa la considero la più grande fortuna della mia vita, quella famosa legge per cui
si è rivoluzionari a diciotto/ vent’anni,
e poi si diventa via via liberali, conservatori, reazionari;
io conservo i miei ideali di allora."
Enrico Berlinguer

Lo spettacolo

Due attori trentenni affrontano in forma di spettacolo una delle figure più significative ed amate della nostra storia recente. Enrico Berlinguer loro lo hanno conosciuto solo dai racconti e dalle cronache, ma è singolare che questo personaggio così lontano dalla politica confusa ed opportunista di oggi, susciti la “voglia” di una generazione successiva, di un’incontro per conoscere e capire un periodo non così lontano.
Fabrizio Coniglio e Matteo Taranto, compagni di Accademia, sono andati a recuperare materiale, discorsi, interventi, ricordi anche privati di Berlinguer e hanno composto un ideale viaggio al fianco di un uomo coerente e autentico. Quasi una ricerca di radici in un percorso fatto di analisi ma soprattutto di sentimenti. E tra testi e documenti hanno anche recuperato oggetti che oggi non usano più, che ci riportano ad un mondo vicino, distante solo l’altro ieri, ma nello stesso tempo lontano come una vecchia canzone popolare.
Lo spettacolo è il ricordo di un uomo che Roberto Benigni definì “il poeta della politica”.
Coniglio e Taranto dicono: “Berlinguer, nelle sue ultime parole, prima di morire,afferma che "fare politica" vuol dire andare "casa per casa, strada per strada, azienda per azienda, dialogando, ascoltando e lavorando per la gente": ecco perché abbiamo deciso di iniziare un viaggio, un viaggio con Enrico Berlinguer.

FABRIZIO CONIGLIO Diplomato nel 1999 alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova, ha continuato a lavorare per il Teatro Stabile di Genova con M. Mesciulam, J. Ferrini, B.Besson, M. Scaccia , N. Gazzolom, E.Giordano, N. La dogana (Tartufo, Riccardo III). Prodotto dal Teatro Stabile di Bolzano nel 2003 è in scena in “NATURA MORTA IN UN FOSSO” scritto e diretto da Fausto. Paravidino. Nel 2006 è diretto da E.Giordano (in Via Tarquinia 20 e in Alice nel paese delle meraviglie). Al Cinema nel 2001 per la regia di G. Maderna L’amore Imperfetto. In tv dal 2001 ha lavorato in diverse fiction (tra cui nel 2007Nebbia e delitti2; medicina Generale, nel 2006 La squadra 6, Vivere, nel 2005 in Distretto di Polizia, L’uomo Sbagliato, Cuore contro cuore carabinieri 4, nel 2004 in Un papa quasi perfetto e nel 2001 in Mozzare è un’ assassino.

MATTEO TARANTO Diplomato alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova nel 2000, continua la con un seminario c/o associazione Arteatro sul "Metodo" di Lee Strasberg. Lavora per il Teatro Stabile di Genova con:A. L. Messeri, G. Vasilicò, Judith Malina, M. Sciaccaluga (Don Giovanni di Moliére, 2000 ) B. Besson (Il tartufo di Moliére, 2000). Nel 2006 lavora con Eniio Coltorti (The Sunshine), con Rodolphe Sand e il Teatro dei Servi di Roma in Singlesregia e in Adoro quello che fate e nell’Otello V.Gentili con il Teatro Brancaccio. Per il cinema nel 2001 “Paz”, regia di De Maria e nel 2005 ha partecipato al cortometraggio "Il profondo sadismo di Dio" produz. Fandango. Ha lavorato in tv per numerose fiction: ”, “Amanti e segreti ”serie 1 e 2 nel ruolo Brigadiere Moretti, “Il bello delle donne” serie2 e 3 nel ruolo: Cesare Turati, “Colpi di Sole”, “R.I.S delitti imperfetti”, “Distretto di polizia 5 “Il Grande Torino”, “Cuore contro cuore”, “Doppio agguato”, “Un papà quasi perfetto”, 2001

…il nostro intento è dare vita a quello che emotivamente ci ha più conquistato della personalità di Enrico Berlinguer, non avendo avuto l’opportunità di conoscerlo, affrontando tre aspetti della sua figura: ”L’Uomo Pubblico” “L’Uomo Privato” “L’Uomo Attuale Fabrizio Coniglio

Mi chiamo Matteo Taranto ho quasi trent'anni e sono diplomato al Teatro Stabile di Genova. Ho scritto questo testo mettendo insieme documenti storici con il mio amico e compagno di Accademia Fabrizio Coniglio; un viaggio alla scoperta di un uomo, di cui avevamo solo sentito parlare nei racconti dei nostri genitori. Matteo Taranto
Antigone di Sofocle
con Eva Cambiale, Raffaella Tagliabue, Carlo Orlando, Nicola Pannelli, Maurizio Lastrico, Andrea Pierdicca, Paolo Li Volsi, Elena Dragonetti, Matteo Cremon
Regia Carlo Orlando e Nicola Pannelli
Luci Giovancosimo Di Vittorio Scene e costumi Laura Benzi
"Tutte le città sono sconvolte dall'odio
perchè i resti umani sono sepolti
da cani e fiere e uccelli che ne trasportano
il fetore fino nel cuore delle città"

Tiresia, 1080-1082prodotto in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi, con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra. Si Ringraziano le sorelle Dardano del Teatro Comunale di Ovada (AL)


"La visione di Tiresia ( di Sofocle) dell'inversione del mondo dei vivi e del mondo dei morti, ha acquisito per noi, oggi, una straordinaria attualità. E' la lucida descrizione di un pianeta dove massacri e guerre nucleari hanno lasciato un numero infinito di morti insepolti, dove i vivi attendono la fine nel buio di rifugi sotterranei..."Le Antigoni, George Stainer

Durante la seconda guerra mondiale, in Russia, un soldato arriva in villaggio distrutto. Vede una donna inginocchiata accanto ad un cadavere che si strappa i capelli, piange e cosparge il corpo di polvere.
Le chiede perchè lo fa. Lei risponde "E' mio fratello. Non basta?"
Ancora. Sempre durante la seconda guerra mondiale, in Grecia, il villaggio di Kalavrita, viene raso al suolo dai nazisti e la popolazione maschile trucidata.
Le donne del villaggio scappano dalla scuola dove erano state rinchiuse e , violando le direttive del comando tedesco e rischiando di finire impiccate, corrono in massa a piangere e a seppellire i compagni morti. Saranno ricordate come "Le mille Antigoni".

Antigone ritorna. Ritorna sempre, anche oggi, ai nostri giorni. Ritorna nelle nostre città ancora sconvolte dall'odio.
Ritorna quando, in nome di leggi non scritte, ci si ribella ad un potere sordo e feroce che calpesta la nostra pietà, il nostro senso di umanità e giustizia.
Antigone o " della disobbedienza".
Così, la sventurata figlia di Edipo è arrivata a noi.
Quel conflitto non negoziabile e irrisolvibile tra l' IO e lo Stato, tra l'individuo e la società, raccontato da Sofocle, ci parla fin troppo chiaramente del nostro presente e di quei luoghi, lontani solo geograficamente, dove il potere si manifesta nelle sue forme più oppressive. Portare in scena le ferite del tempo presente. Questo è l'obbiettivo della nostra associazione.
Fino ad oggi lo abbiamo fatto attraverso la drammaturgia contemporanea e la narrazione pura e semplice, senza artifici. Ora abbiamo deciso di confrontarci con il mito e la tragedia classica, di parlare dell'oggi attraverso il mito e la tragedia. Lo faremo cercando di reinventare la nostra arte, evitando di proporre banali attualizzazioni o fredde citazioni di un modello classico. La tragedia antica pone problemi interpretativi e di regia enormi. Chiede una ricerca continua e instancabile. Partiremo da questo presupposto per creare uno spettacolo semplice, diretto, scarno. Uno spettacolo non di regia ma di attori che continuamente interrogano il testo, interrogano la propria arte e la propria necessità di testimoniare la tragedia oggi. Una grande occasione, per noi attori di avvicinarci, almeno un po', a quello che con tanto timore chiamiamo Teatro Sacro, e per gli spettatori di assistere, almeno speriamo, ad una rappresentazione che, senza grandi nomi, e senza le traveggole di certa avanguardia, sia semplicemente da filtro puro e lucido di un mito e di un'opera che è stata definita " la più perfetta opera d'arte concepita dallo spirito umano".
Riuscissimo a fare "solo" questo, sarebbe già molto.
Carlo Orlando


IL FIUME RUBATO
tratto da Cent’anni di Veleno di Alessandro Hellmann
con Andrea Pierdicca
musiche di Alessandro Hellmann e Yo Yo Mundi
luci Salvatore Magro e Federico Canibus
regia Nicola Pannelli
prodotto da narramondo in collaborazione con il Comune di Cortemilia (CN)

“Hai mai visto Bormida? Ha l’acqua color del sangue raggrumato, perché porta via i rifiuti delle fabbriche di Cengio e sulle sue rive non cresce più un filo d’erba. Un’acqua più porca e avvelenata, che ti mette freddo nel midollo, specie a vederla di notte sotto la luna.”

Beppe Fenoglio,
Un giorno di fuoco


Lo spettacolo. L’incredibile e travagliata storia della Val Bormida e dell’ACNA di Cengio: la nascita della fabbrica, le lotte degli abitanti della Valle contro l’inquinamento, il rapporto con il versante ligure, la sua inevitabile unione con la storia dell’industria chimica nazionale, la sua chiusura. Tra ricordi d’infanzia e situazioni in bilico tra il drammatico e il grottesco, si snocciola una storia epica e struggente di battaglie, di mobilitazioni, di conflitti tra il mondo contadino e il mondo dell'industria, di interessi e convenienze politiche, di zone frazionate in maniera illogica, di collusione tra poteri più o meno occulti. Per capire e riscoprire la capacità di indignarsi.

L’autore dice: “Quella dell’ACNA e della Val Bormida è una storia di inquinamento selvaggio, di umanità e natura calpestate, ma anche una meravigliosa testimonianza di mobilitazione civile (e in seguito istituzionale) per la Rinascita di un intero territorio secondo un’idea di sviluppo alternativo, da costruire sulla valorizzazione della cultura, delle risorse e delle tradizioni locali. L’opera offre una visione esaustiva ed oggettiva su una vicenda importante nella storia recente del nostro paese (e nell’evoluzione socio-economica del Piemonte e della Liguria in particolare) e al tempo stesso si propone come commemorazione dei personaggi - e soprattutto delle persone - che ne sono stati protagonisti nell’arco di oltre un secolo.”

Il testo in fase di scrittura ha già interessato diverse testate giornalistiche e ha già raccolto importanti riconoscimenti, in quanto brani da esso estratti hanno vinto il “Premio III Millennio” istituito da Fara Editore e hanno ricevuto una menzione speciale al “Premio Les Nouvelles” bandito da Prospettiva Editrice. La stesura è stata realizzata attraverso un minuzioso lavoro di documentazione (libri, articoli, diari inediti, relazioni, avvisi di reato, documenti, audiovisivi, filmati di repertorio...), di analisi e di approfondimenti sul campo durato oltre un anno. Un prezioso supporto è stato offerto dall’Associazione Valbormida Viva e dal Centro di Documentazione Patrizio Fadda, dall’Associazione per la Rinascita della Valle Bormida, dalla Comunità Montana Langa delle Valli, dall’Associazione Lavoratori Acna e da tutte le persone che attraverso la loro testimonianza hanno permesso una ricostruzione esatta degli eventi e delle passioni che li hanno animati.

La Storia. L’Acna nasce nel 1882 come dinamitificio a Cengio, in provincia di Savona, a pochi metri dal confine con il Piemonte. Sulla localizzazione dell’industria - politicamente strategica - influiscono la disponibilità di acqua (il fiume Bormida) e di manodopera a basso costo, l’accessibilità dal porto di Savona attraverso una via di comunicazione presidiata da fortificazioni e la difficile praticabilità del versante piemontese. In breve l’Acna diviene la principale industria della zona, arrivando ad occupare fino a 6.000 persone e generando una profonda frattura tra mondo rurale e nuova realtà industriale. L’inquinamento delle acque si estende lungo la valle fin oltre Alessandria, a più di 100 Km di distanza dalla fabbrica. Nel 1929 l’azienda si converte alla produzione di coloranti, mentre gli abitanti della valle cominciano a sollevare accese proteste, denunciando l’impossibilità di utilizzare l’acqua dei pozzi. Il vino è imbevibile e la verdura sa di fenolo, così i campi e le vigne tornano gèrbido e i contadini sono costretti ad abbandonare le campagne. Gli anni ’50 vedono nelle province di Cuneo e Alessandria una massiccia mobilitazione popolare contro la fabbrica, che non sortirà però alcun effetto, soprattutto a causa di conflitti di responsabilità e competenza a livello istituzionale. Nel 1970 una Commissione ministeriale dichiara che il fiume Bormida è ormai “biologicamente morto”. Nel 1987 la valle viene dichiarata “area ad elevato rischio ambientale”, mentre una ricerca dimostra come nella zona i casi di cancro, soprattutto alla vescica, colpiscano la popolazione con una percentuale molto maggiore rispetto alla media nazionale. Gli operai si trovano costretti a scegliere tra diritto al lavoro e diritto alla salute. In quegli anni, sorgono in tutto il Piemonte comitati di protesta, tra cui l’Associazione per la Rinascita della Valle Bormida, che organizzano manifestazioni e propongono progetti di sviluppo alternativo: grazie a questa massiccia e a tratti epica mobilitazione popolare, sostenuta dalle Istituzioni locali e da svariate organizzazioni ambientaliste, viene accantonata l’ipotesi di realizzare un inceneritore di rifiuti all’interno dello stabilimento e nel 1999 l’Acna viene finalmente chiusa. Attualmente è in corso la bonifica dei terreni sottostanti il sito, nei quali è stata evidenziata la presenza di sostanze altamente cancerogene, come diossina e fenoli.



Andrea Pierdicca. Nato il 05/12/75 a Osimo (AN), nel 2000 ha partecipato a un corso propedeutico di recitazione della scuola Galante Garrone di Bologna; nel 2003 si diploma alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova dove lavora con Massimo Mesciulam, Anna Laura Messeri e Marco Sciaccaluga. Dal 2003 collabora con la compagnia U.R.T. di Juri Ferrini, con il Teatro delle Moline di Bologna. Nel 2004 per il Lunezia festival lavora con Amedeo Minghi, Antonello Venditti, Carmen Consoli, Caparezza; nello stesso anno collabora con l’orchestra di Kiev diretta dal maestro Trasimeni. Nel 2005 per la regia di Gabriele Vacis è frate Lorenzo in “Romeo e Giulietta” prodotto dal Teatro Stabile di Torino. Dal 2004 collabora con Narramondo.

Nicola Pannelli. Nato a Como il 26 maggio 1966. Diplomato alla scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova nel 1991. Tre anni di canto lirico presso il conservatorio di musica "Niccolò Paganini" di Genova. In teatro ha lavorato principalmente con Cristina Pezzoli e Valerio Binasco; ha collaborato, tra gli altri per il Teatro Stabile di Genova con Benno Besson, Massimo Mesciulam, Marco Sciaccaluga, Guido De Ponticelli, Vittorio Gassman, per il Centro teatrale bresciano con Massimo Castri, per il Teatro Stabile del Veneto con J.Lassalle e Giuseppe Emiliani. Ha lavorato anche per il cinema ( tra gli altri 1999 Fandango Il partigiano Jonnhy regia Guido Chiesa) e la televisione (tra gli altri 2000 Love and War in the apennines- J.K Harrison).

Alessandro Hellmann. Nato a Genova nel 1971. Scrittore, poeta e autore di canzoni, ha vinto numerosi premi (tra cui il Premio Fabrizio De Andrè, conferito da Dori Ghezzi, il Premio Kult Underground, il Premio “F.I.Te.L.”, il Premio “Rassegna Pagine” e il premio della critica in svariate rassegne dedicate alla canzone d’autore e alla musica indipendente). Ha pubblicato la raccolta di poesie “La Persistenza delle Cose” (Prospettiva Editrice, 2004), pluripremiata e accolta con favore dalla critica, “Storia di nessuno” (Prospettiva Editrice, 2005) e il romanzo-inchiesta “Cent’anni di veleno – Il caso Acna: l’ultima guerra civile italiana” (Stampa Alternativa, 2005). I suoi racconti e le sue poesie sono presenti sulle più importanti riviste letterarie italiane. Compare inoltre in veste di autore e/o cantautore in numerosi dischi e compilation. Per maggiori informazioni www.alessandrohellmann.com







Narramondo è un’associazione di persone che hanno deciso di portare in teatro le ferite del tempo presente. E’ nata nel luglio del 2001 a Genova. Da allora ha seguito percorsi di ricerca in varie direzioni con il fine di portare al pubblico, - in teatro e altrove- la voce “irricevibile” di popoli oppressi, sotto occupazione, di gente “fuori margine” e della loro bellezza. Raccontiamo in quadro tragico - così distante dal nostro melodramma - le resistenze irachena, palestinese, cecena, in breve dei popoli in lotta, la resistenza partigiana - la nostra genesi dimenticata - al nazifascismo. Dimoriamo nella tragedia contemporanea e lo facciamo essendo per metà dei turisti dell’orrore e per metà testimoni del dolore e della lotta. Della lotta va ripetuto! Amiamo chi resiste e combatte. Nonostante la vita rubata, il dolore e le piaghe, i resistenti sfoderano un’allegra insolenza che sfida i sistemi, gli uomini responsabili della miseria.
Ecco perché l’incontro con la storia del fiume rubato, del Bormida, della gente che sta lì, che ci ha vissuto e che ci vive. Ecco da dove scaturisce la sintonia con Hellmann e Pierdicca. (……). E’ una storia assassina. Fa parte di un genere che è diventato quasi una scuola: dirigenti d’industria disinvolti e con il sorriso dell’idiozia, amministratori delegati campioni d’incasso al fenolo, sindacalismi sofferti, e allineati, connivenze di borsa e ciniche speculazioni sulla pelle degli altri, uomini, donne, anziani, bambini, paesi. Non facciamo per generalizzare ma gli appassionati del genere capiscono al volo. Si parla di morte come prodotto e marchio di fabbrica, come ideologia del potere. Lo sai e lo senti – ce l’hai sempre e tuttora davanti l’esempio!- che certi idioti malati di banalità, portano morte. Detto questo per farci capire sommariamente non si può che festeggiare, se pur in silenzio la chiusura dell’ACNA – visto che l’ENI l’ha semplicemente esportata - e in ultima istanza rimanere commossi dalla tenacia, dalla tenuta, dalla costanza, dalla bellezza dei “resistenti” di quella valle della provincia di Cuneo. Questa storia è la loro.
Nicola Pannelli – Direttore Artistico narramondo - (appendice al libro Cent’anni di Veleno di A. Hellmann)


Estratti rassegna stampa del libro

"Un piccolo capolavoro di tecnica narrativa....non c'è che da sperare che in futuro ci sia qualche altro autore e qualche altra casa editrice, che abbia la costanza nella ricerca storica, la voglia politica e la capacità (quest'ultima è il "last but not least") di scrivere una cosa come questa sui tanti, troppi, punti nerissimi della storia che attraversano il nostro orizzonte ora. " (Marco Giorgini, Kult Virtual Press www.kultvirtualpress.com/articoli.asp?data=222)

“Un libro che si legge tutto d'un fiato, scritto in uno stile diretto, con tempi incalzanti, condito da sarcasmo e amara ironia” (Lucia Barlocco, La Stampa)

"Narrando cent'anni di inquinamento e di collusione tra potere politico e industriale, la cronologia del caso Acna ci racconta una vicenda dimenticata nell'oblio dell'informazione usa e getta. "
(Simona Balestri, Mescalina /www.mescalina.it/libri/recensioni-libri.php?id)

"Dovrebbero leggerlo davvero a cominciare dagli studenti per individuare insospettate connessioni tra due colossi chimici italiani che a prima vista non diresti mai avessero avuto nulla a che fare tra loro."
(L'Acna e la IG Farben - L'Ancora Giulio Sardi www.lancora.com/monografie/saggi/acna_shoah_2006.html)

"Straordinario esempio di narrativa sociale, così lontana dai salotti e dai riflettori che accompagnano come zecche i Baricchi e le Melisse e così vicina, invece, alla grande narrativa sociale del '900"
(Marcello Baraghini www.stampalternativa.it/lettera22.php?categoria=13&id=623)

“Hellmann mette il dito nella piaga scorrendo nella sua cronaca fatti, manifestazioni, episodi, processi senza colpevoli, scontri, inchieste...” (Alberto Parodi, Il Secolo XIX)


Por la vida
di e con Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue
Musiche dal vivo Max De Aloe
Luci Andrea Torazza


“……sappiamo che questa è la strada corretta e, malgrado nessuna di noi arriverà a vederne il risultato, continueremo a seminare ideali per far sì che altri raccolgano sogni e speranze di un mondo più giusto e solidale”

Las Madres de Plaza de Mayo



Argentina, novembre 1975.

Di fronte a lotte popolari impetuose, a un fronte di guerriglia urbana, a nuovi esempi di autogestione operaia e di quartiere, il generale Videla dichiara: “…E’ chiaro che in Argentina dovranno morire tutte le persone che saranno necessarie al fine di garantire la sicurezza del Paese”.
Pochi giorni dopo da’ al governo un ultimatum di novanta giorni.
Lo rispetterà alla regola: all’alba del 24 marzo 1976 una giunta militare prende il potere e annuncia l’inizio del processo di riorganizzazione nazionale.

Da questo momento fino al 1983 trentacinquemila persone sono fatte sparire in un nulla popolato di sequestri e torture. Desaparecidos. Migliaia di persone alla fine di sofferenze inconcepibili ma concepite, pianificate e inflitte da una feccia umana proclamatasi Stato, sono ammassate in stive di aerei da carico e gettate di notte, ancora vive, a grappoli, nelle acque del Rio della Plata o caricate su camion e fucilate sull’orlo di improvvisate fosse comuni.
Un vero e proprio sterminio di massa, con il silenzio-assenso delle democrazie occidentali e con gravi responsabilità da parte del Vaticano.

Questo non è un semplice resoconto storico ma il racconto di una violenza di Stato.
Di un abuso di potere per soffocare voci scomode. Di un tentativo di instaurare un preciso sistema politico-economico. Di un presente che ritorna con nuove maschere ma con mezzi molto, molto simili. Della tortura, come il metodo preferito da chi si convince di poter essere al di sopra delle parti, al di sopra degli uomini, al di sopra di Dio. Un modo per parlare di Abu Ghraib, di Guantanamo, delle Americhe, delle Lotte ai Terrorismi. Per riflettere sul termine “Terrorismo”, sul suo significato, controverso, contraddittorio. Su cosa debba rientrare sotto una definizione che si riferisce “all’uso del terrore, in qualsiasi forma si presenti, al fine di ottenere un risultato politico, qualunque esso sia”.

Lo spettacolo è in forma di racconto, il racconto di un viaggio, realmente avvenuto, nell’Argentina di oggi.
Una corrispondenza a distanza permette di raccontare a due voci la doppia faccia di questo paese.
L’Argentina ancora fortemente segnata dal suo recente passato. E l’Argentina che, come risvegliatasi da un lungo torpore, torna a farsi sentire. A lottare. A “reaparecer”

E’ alle Madri di Plaza de Mayo che è dedicato il racconto di questa storia, alle donne resistenti che hanno sfidato l’orrore, alla loro lotta, al loro coraggio, alla loro tenacia, al pensiero che prima o poi toccherà ad altri raccogliere il testimone dalle loro mani, per mantenere vivo il dolore e la rabbia di questa memoria, e per poter ancora sperare in un “mondo più giusto e solidale”.

Le autrici ed interpreti

Elena Dragonetti
Nata a Minturno (It) il 16/11/1974 si è diplomata alla Scuola di Recitazione dei Teatro Stabile di Genova.
Convive e collabora per sei mesi con il Living Theatre, diretto da Judith Malina e H. Reznikov.
Lavora con diversi teatri e compagnie: Teatro Stabile di Genova, Teatro Stabile dell'Umbria, Torino Spettacoli. Collabora con i registi: Judith Malina, Ninni Bruschetta, Isabelle Magnin, Adriana Innocenti, A. L. Messeri, Giovanni Dagnino e G. D'Avigo, Valerio Binasco. Dal 2000 collabora con la compagnia dei Teatro dell'Archivolto di Genova in spettacoli con la regia di G. Gallione e G. Scaramuzzino.

Raffaella Tagliabue
Nata a Busto Arsizio (Va) il 28/09/1973 Diplomata alla Scuola di Recitazione dei Teatro Stabile di Genova. Co-fondatrice e attrice de “La Compagnia delle Formiche" nata sotto la direzione artistica di Jurji Alschitz, Gianpiero Borgia e Christian Di Domenico. Lavora con diversi teatri e compagnie:Teatro Stabile di Genova, Nutrimenti Terrestri, Teatro Stabile di Torino, Teatro della Contraddizione di Milano, Teatro Sempre, Compagnia delle Formiche, Compagnia Italiana di Prosa. Collabora con i registi: Ninni Bruschetta, Jurji Alschitz, Gianpiero Borgia, Jurji Ferrini, Carmelo Rifici, Corrado D'Elia, Marco Maria Linzi, Saverio Soldani. Attrice e assistente alla regia per A. L. Messeri.
Musiche dal vivo, armonica cromatica: Max De Aloe
Nasce a Busto Arsizio il 18 marzo 1968 e con pianoforte classico per poi dedicarsi allo studio del pianoforte jazz, dell’armonica cromatica. E' stato allievo dell'armonicista classico Willi Burger, ha seguito seminari di approfondimento jazz (con Paolo Fresu, John Taylor e Kenny Wheeler solo per citarne alcuni). Ha collaborato in concerti e/o in sala di registrazione con alcuni musicisti di fama internazionale come Mike Melillo (“Estate Fiorentina 2000”), Don Friedman, Shirley Bunnie Foy (Stars and Bars di Montecarlo), Thilo Wagner, Gilbert “Bibi” Rover, Sebastien Chaumont, Adi Souza, e con alcuni dei più importanti jazzisti italiani come Franco Cerri, Renato Sellani, Gianni Coscia, Nicola Arigliano, Bruno De Filippi, Gianni Basso, Massimo Moriconi, Barbara Casini, Ares Tavolazzi, Bebo Ferra, Umberto Petrin, Laura Fedele, Giovanni Falzone, Simone Guiducci, Nando de Luca, Marco Detto, Gegè Munari, Antonio Zambrini, Alberto Marsico, Giampaolo Ascolese, Michele Ascolese, Raffaello Pareti, Francesco Petreni, Sandro Gibellini, Paolo Brioschi, Riccardo Fioravanti, Stefano Bagnoli, Wally Allifranchini, Marco Ricci, Eddy Palermo, Lorenzo Petrocca, Tito Mangialajo Rantzer, Raimondo Campisi, Stefano Dall’Ora, Nicola Muresu, ecc.
Il suo cd “Racconti Controvento” è stato votato tra i migliori cd di jazz dell’anno 2001e Dario Beretta ha votato Max De Aloe come miglior nuovo talento del 2001; nel 2003 Chris Rocca e nel 2004, il critico Luciano Federighi hanno votato il “Max De Aloe Quartet” come la migliore formazione dell’anno. Si è laureato nel 1993 all'Università Statale di Milano con una tesi in sociologia della musica dal titolo "La musica leggera come consumo e aggregazione giovanile" e ha inizaiato a collaborare per alcune testate giornalistiche. Collabora alla realizzazione di progetti di unione di poesia-teatro-arti figurative-musica come testimonia lo spettacolo “Jazz, poesie e altri naviganti” realizzato nel 2002 con l’attrice Claudia Donadoni sulla vita di Chet Baker. Nel 2003 collabora con Giuseppe Conte alla realizzazione del cd “l’anima delle cose”. Recentemente ha collaborato allo spettacolo Arcus Pulcher Aetheri con Umberto Petrin e il pittore cibernetico Marco cardini e ha scritto e realizzato lo spettacolo “Un controcanto in tasca- Storie di musicisti gentili, poeti innamorati e pazzi inventori di strumenti musicali”. Divide la sua attività professionale tra quella concertistica e quella didattica. E' fondatore e direttore del Centro Espressione Musicale di Gallarate, dove insegna teoria musicale, pianoforte moderno e armonica cromatica ed è docente dell’Accademia d’Arti e Mestieri dello Spettacolo del Teatro alla Scala di Milano per corsi finanziati dal fondo sociale europeo.

Rassegna Stampa
Alle madri di Plaza de Mayo

È una Buenos Aires, e con lei l´intera Argentina, sospesa tra le melodie del Tango ed il vuoto lasciato da una intera generazione massacrata nel corpo e nello spirito negli anni bui della dittatura, quella che Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue hanno portato in scena, il 23 Novembre, al Teatro della Gioventù di Genova. Non una generazione qualsiasi, ma quella generazione pensante che fa la ricchezza di una società e di una nazione intera e che ha lasciato tutto, vittime e superstiti, testimoni e massacratori, appunto sospesi ed in bilico sul tenue filo, che sempre temiamo possa spezzarsi, della memoria lanciato nel vuoto che attanaglia ancora anima e vita di quella nazione lontana ma così vicina per cultura, sensibilità e anche legami di sangue.

La drammaturgia sceglie quindi la difficile strada della testimonianza, storicamente fondata e supportata dalle fonti, incarnandola però in una serie di coaguli drammaturgici che si succedono sulla scena, alternando le vicende di una protagonista del passato, con le presenti peripezie di una visitatrice alla ricerca dell´anima di un paese e che si imbatte ancora nelle tracce dolorose di quel passato. È un filo che si dipana dalle malinconiche affettività e sensualità delle Milonghe della periferia bairense per aggrovigliarsi negli oscuri meandri dell´ESMA, la famigerata Scuola Meccanica della Marina, da cui infaticabili continuano a emergere le urla dei perseguitati alla ricerca di una giustizia piena. Questo suo percorso richiama continuamente alla luce nomi e vicende di quel passato che è anche un nostro presente nelle ingiustizie e persecuzioni che ancora insanguinano questo nostro mondo e di cui appaiono una sorta di archetipo moderno. È ancora una volta la banalità del male che le complicità dei potenti spaventati dalla voglia di libertà (gli Stati Uniti e le sue articolazioni multinazionali, la chiesa, l´esercito e gli eserciti) incentivano ed assecondano nei giovani torturatori, coetanei spesso delle loro vittime, ingannati nei falsi eroismi e da ipocrite assoluzioni.

Tutto dunque sembrava senza speranza di fronte a quella generazione spezzata, ma non la voce di chi non voleva vendetta ma cercava giustizia, voleva solo risposte a domande di fronte alle quali anche il sadismo dei golpisti sapeva solo balbettare e girare il capo. Così la drammaturgia ci accompagna man mano, con la delicatezza ed il pudore che merita il suo obiettivo, e accompagna il suo sguardo verso quella Plaza de Mayo ormai diventata sinonimo di giustizia richiesta, anzi pretesa e ormai ineludibile.

Sono le madri che lì cominciano a raccogliersi che tessono il filo gettato nel vuoto in cui Videla e soci hanno cacciato l´Argentina e con il quale filo, forse, da quel vuoto l´Argentina riuscirà ad uscire e salvarsi. Nasce con loro quel protagonismo declinato al femminile che le due drammaturghe portano con successo in scena, quel protagonismo che rivendica la vita, ben conoscendola, come valore non più negoziabile. Quei giovani nelle foto inalberate silenziosamente contro tutto e contro tutti potevano così non essere morti, potevano continuare a non morire affinché qualcosa cambiasse e si rimettese in moto. Ed in effetti qualcosa è cambiato, in primo luogo nella mente delle persone, e gli indulti e le amnistie vergognose sono state revocate, e i primi processi cominciano. Quel filo che sulla scena le due brave attrici drammaturghe ritessono può così legare con naturalezza quella generazione perduta, ma viva nelle madri che la rivendicano, con la nuova coscienza sociale e politica dell´Argentina delle rivolte contro la povertà e lo sfruttamento, dell´Argentina delle fabbriche sciaguratamente vendute e privatizzate ed ora occupate ed autogestite da chi vuole lavorare ancora.

Se c´è ancora speranza, questo credo il senso della peripezia nella nostra memoria che è POR LA VIDA, questa è merito di quelle infaticabili tessitrici, le cui parole gridate contro l´ingiustizia e l´oblio chiudono o meglio coronano la pièce. Suggestivo il contributo delle musiche dal vivo di Max de Aloe, con atmosfere malinconiche e un po´ oscure, mentre le luci di Andrea Torrazza e le scenografie di Roberta Agostini, Valentina Albino e Francesca Marsella accompagnano ed enfatizzano nella loro icastica semplicità una scrittura scenica diretta, che evita dispersioni sia verso una inutile retorica che verso un facile sentimentalismo. La produzione di "Narramondo" è stata ideata nel contesto del progetto "Argentina 1976/1983 Gli scomparsi" elaborato con il contributo degli Assessorati alla Cultura e alle Pari Opportunità della Provincia di Genova. Calorosa e convinta l´adesione del pubblico presente assai numeroso in sala, che ha ben colto il contributo che può e vuole dare la memoria condivisa per evitare anche ora e qui tra di noi il ripetersi delle tragedie della storia.
di Maria Dolores Pesce www.dramma.it

R. Tagliabue, E.Dragonetti, M. De Aloe

Gli angeli armati e l'esercito delle madri. Narramondo, un teatro politico nell´era della globalizzazione
E´ strano, ma la delicatezza che innerva Por la vida, lo spettacolo di Narramondo dedicato alle Madri di Plaza de Mayo, in realtà una biografia dell´Argentina da Peron a Kirchner, è in gran parte delegata alla scrittura scenica, come se il mite surrealismo degli ombrelli bianchi, delle lanterne verdi, del palloncino colorato retto con un dito, dovesse far librare un testo che si prepara con pazienza, ma con ostinata determinazione, a esplodere nell´invettiva crudamente politica che suggella l´intero finale.
Anche la fisarmonica di Max De Aloe e gli esili passi di tango che brillano nel buio sulla scena della Milonga sembrano orientati tanto a deviare la parabola dello spettacolo e l´attenzione degli spettatori quanto a immergerlo in un´atmosfera evocativa, e non è l´unico "brechtismo" messo in moto da questo singolare gruppo di narratori che ha fatto dello sconfinamento nei conflitti della globalizzazione la cifra (verrebbe voglia di dire la dura cifra) del suo lavoro teatrale.
L´altro è la simmetria tra le voci che raccontano, il loro rispondersi straniato, senza mai toccarsi, senza mai scantonare dalla diversità dei registri narrativi: il tono epistolare, rimemorativo, più sommesso e quello in crescendo di una documentazione scandita al presente come una disperata radiocronaca della notte che ben presto inghiotte ogni luce di Baires nella tenebra fissa degli squadroni della morte, dei rapimenti, delle torture nella famigerata scuola navale dell´Esma (oggetto di un processo anche in Italia). Fino a fondersi nell´unisono di un Coro che non è tragico - il teatro politico non lo è mai - ma che segna la risoluzione del dramma in lezione politica declamata a piena voce: essere, con materna caparbietà, por la vida contro la rassegnazione alla morte e la rimozione della memoria desaparecida, ha permesso alle madri della Plaza de Mayo di resuscitare i propri figli realizzando i loro sogni di giustizia spezzati dal potere militare e di aprire una breccia, una differenza, nella storia irrisolta dell´Argentina post-bellica.
In un certo senso, Narramondo non dice nulla di nuovo rispetto a quanto raccontato da altri, in film come Hijos o Garage Olimpo (o ancora nel recente Cronaca di una fuga di Adrian Caetano), la novità è che, invece di scontornare un episodio, Por la vida riesca a investire il pubblico con la colata bollente di una storia raccontata per intero, andando e tornando dalle sue macchie bianche, e riuscendo a illuminare persino gli angoli più riposti e contradditori della tragedia argentina (ad esempio, l´ambigua identità politica del peronismo e di Peron, padre bicefalo, come tutti i caudillos populisti, di una sinistra montonera e di una destra fascisteggiante). Merito, sulla carta, di uno studium puntiglioso, rigorosissimo. Sulla scena, di una recitazione scandita che cerca la chiarezza e mobilita la passione per comunicare, di un climax narrativo che cresce senza posa e non arretra neanche quando la sua principale qualità diviene il suo limite più vistoso: un tono di declamazione militante che si lascia perdonare solo perché ha il coraggio di issare sulle ali del suo grido un´analisi lucidissima sulle responsabilità degli Stati Uniti, angeli armati dei diritti umani, nei crimini contro l´umanità perpetrati dai vari fascismi che furono al loro servizio in America Latina.
E il cerchio si chiude: sostenuto dalla instancabile dedizione di Elena Dragonetti e Raffaella Tagliabue che ne sono autrici e attrici, Por la vida è una colomba con gli artigli che unisce la narrazione al teatro didattico di Brecht. Fosse appena meno complesso, meno disegnato nelle sue traiettorie sceniche, potrebbe splendidamente adattarsi alle marce e ai cortei come gli spettacoli del Living o del Teatro Campesino di Valdès nei lontani anni `60. Questo nello stesso giorno in cui all´Università si lamentava un deficit di "coscienza politica" da parte del nuovo teatro....
di Attilio Scalpellini www.lettera22.it






Stanziato un contributo di 15 mila euro a FAVORE DEL COMUNE DI ROCCA GRIMALDA PER LA II EDIZIONE DELLA RASSEGNA “TEATRO EPICO”


La Compagnia di San Paolo continua nel 2007 il sostegno a favore delle Performing Arts in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, tramite il bando “Arti Sceniche in Compagnia”, fortemente orientato alla multiformità dello spettacolo dal vivo, con una crescente contaminazione tra le espressioni artistiche. Nelle tre sezioni del bando, dedicate a Musica, Danza e Teatro, sono state selezionate complessivamente 109 iniziative tra rassegne e stagioni, per le quali sono stati deliberati fondi per € 3.920.000. Oltre alla qualità e all’originalità artistica, tra i criteri prioritari di valutazione particolare attenzione è dedicata all’efficienza della gestione, alla distribuzione sul territorio, alla scelta di sedi con particolare pregio e già oggetto di interventi della Compagnia, all’allargamento della fruibilità dell’esperienza artistica, che rappresenta un indispensabile arricchimento del vivere individuale e sociale.

Una fondazione per lo sviluppo della società
La Compagnia di San Paolo, fondata il 25 gennaio 1563 come confraternita a fini benefici, è oggi una fondazione di diritto privato, tra le maggiori in Europa, con un patrimonio superiore a 9 miliardi di euro. Persegue finalità di interesse pubblico e di utilità sociale, allo scopo di favorire lo sviluppo civile, culturale ed economico delle comunità in cui opera ed è attiva nei settori della ricerca scientifica, economica e giuridica; dell’istruzione; dell’arte; della conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e dei beni ambientali; della sanità; dell’assistenza alle categorie sociali deboli. Nel corso del 2006 la Compagnia ha effettuato stanziamenti per 880 iniziative nei settori istituzionali di attività per complessivi 148,5 milioni di euro; nel settore Beni e Attività Culturali, le iniziative sostenute sono state 240 per un ammontare di 15,2 milioni di euro.

L’impegno per il 2007 nel settore Beni eAttività Culturali
Musica, Danza, Teatro, Cinema e Fotografia, Archivi e Biblioteche, Discipline Letterarie, Discipline Storiche e Filosofiche. Queste tematiche costituiscono il perimetro entro il quale la Compagnia sviluppa la sua politica d’intervento per il settore dei Beni e delle Attività Culturali. Oltre alla valorizzazione delle attività diffuse sul territorio, particolare impegno è dedicato ai tre enti culturali torinesi partecipati: la Fondazione Teatro Regio di Torino, la Fondazione Museo Nazionale del Cinema e la Fondazione Teatro Stabile di Torino, mentre si conferma l’attenzione per gli Enti lirici e i Teatri stabili di Genova e Napoli. L’impegno della Compagnia è inoltre orientato alla valorizzazione del grande patrimonio storico-documentario e letterario del territorio di riferimento e al sostegno di progetti innovativi che ne promuovano fortemente la riconoscibilità.


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